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Sergio Fanucci

Sergio Fanucci, nato a Roma il 17 gennaio del 1965, a diciotto anni si trasferisce a Milano, dove lavora con lo zio nell’altra casa editrice di famiglia, fondata dal nonno Domenico Tramontana e specializzata in scolastica.
“Sono cresciuto in mezzo all’odore della colla, della carta stampata e dell’inchiostro,” dice di sé “e mentre i miei compagni di scuola avevano le figurine di Cruijff e Paolo Rossi, io tenevo i romanzi di Dick sotto il banco. Sono diventato editore per passione, per eredità, per gratitudine. Per un senso di naturale continuità”.
Dopo la morte improvvisa del padre Renato Fanucci, Sergio (ormai venticinquenne) torna a Roma e prende le redini della Fanucci, fondata dal padre nel 1971 e con un catalogo incentrato sul genere fantastico, un punto di riferimento obbligato per i lettori appassionati di fantascienza, horror e fantasy, con autori come Isac Asimov, Philip K. Dick, Stephen King, Dean R. Koontz.
La Fanucci pubblica oggi sessanta libri l’anno, e solo cinque titoli sono di fantascienza. Il fiore all’occhiello della casa editrice resta lo scrittore americano Philip K. Dick, un autore che ha anticipato scelte e strategie stilistiche e narrative che si ritrovano nelle nuove generazioni di scrittori e alla cui riscoperta, come autentico e profetico narratore del Novecento, Fanucci ha contribuito non poco acquisendone i diritti in esclusiva per l’Italia.
Il progetto editoriale della Fanucci è un’indagine a tutto tondo sui generi letterari, un laboratorio internazionale di forme, innovazioni e contaminazioni che fanno di questo editore un punto di riferimento per la conoscenza di itinerari possibili e prospettive del romanzo contemporaneo.
Da alcuni anni pubblica con successo la collana Junior per ragazzi e la collana Teens per gli adolescenti.
Dal 2005 Sergio Fanucci presiede il Comitato dei piccoli editori e porta la sua firma il Manifesto degli editori presentato a Roma nel 2006, in occasione degli Stati generali dell’editoria. Nel giugno 2006 viene nominato presidente della sezione italiana dell’Ibby (International Board on Books for Young People – www.ibby.org), un organismo internazionale fondato da Jella Lepman nel 1953, con sede a Basilea, per la promozione della letteratura di qualità per ragazzi.
Sergio Fanucci è “un imprenditore che combatte dall’altra parte, sulle barricate della piccola editoria” (il Giornale, 2 febbraio 2006).
Per Rizzoli ha pubblicato Codice Scorsese (2015), primo volume della Trilogia dei Codici, il successivo Codice Scriba (2016), ora riproposti per la prima volta in edizione tascabile, cui fa seguito l’ultimo e conclusivo romanzo, Codice Lumière per il marchio Timecrime.

Materiali
- Redazione (intervista), lalatrapagina.it, 8 febbraio 2019;
- Lezione del 10 aprile 2007: l’imprenditore-editore che guarda lontano.

 

Sergio Fanucci da Oblique


Giudizi degli allievi

  1. Bella lezione, personaggio simpatico. È riuscito a coinvolgerci e ha raccontato molte cose utili;
  2. Le lezioni degli editori sono sempre emozionanti. Fanucci è stato davvero coinvolgente, di forte impatto, anche un po’ brusco in alcuni momenti, ma dimostra una personalità vincente. Si vede che è uno con le idee molto chiare;
  3. L’uomo dalla doppia voce (quella per i discorsi ufficiali e quella per i discorsi ufficiosi). In lui c’è il direttore che prende le decisioni importanti, il libraio che si appassiona per la novità (se promette bene), il lettore vorace, l’amicone da bar con cui scherzare, il tecnico che tiene d’occhio i grafici di vendita. Voto: 8 (Emmanuela);
  4. Una valanga umana. Coinvolgente, astuto, disponibile. Secondo me è stato lui il primo a divertirsi (Virginia);
    5. Un editore di “nuova generazione”. Uno straordinario venditore di libri, che sa fare il suo mestiere. Da assumere con cautela (Laura);
  5. La testimonianza diretta vale più di mille esempi teorici. Dal suo intervento ho imparato molto più di quello che credessi, e una storia per aneddoti si è rilevata una lezione fondamentale. Un esempio su tutti è Arianna: dal punto di vista teorico ne conoscevo l’esistenza, in parte il funzionamento, ma Fanucci l’ha reificata, resa tangibile (Paolo);
  6. Pane al pane e vino al vino. Un idea poco romantica dell’editoria, ma con cui bisogna fare i conti (Carla);
  7. Un grande della grafica editoriale. Anche lui con la sua tranquillità disarmante trasmette una passione infinita per il suo lavoro e soprattutto un’idea forte di grafica, che può piacere o meno, ma che comunque è significativa e ponderata (Alessandro);
  8. Una testimonianza importante in cui la passione per i libri incontra il mercato. Una “macchina da soldi” con una memoria fuori dall’ordinario e una personalità carismatica. Anche se personalmente preferisco altri aspetti, occorre a volte aprire gli occhi per avere un quadro completo (Moira);
  9. L’anima puramente imprenditoriale dell’editoria, forse la meno romantica ma certamente utile per capire quali siano le dinamiche che ti mantengono a galla. Editoria non è sempre cultura, purtroppo, per 6/10 è anche questo (Giammarco);
  10. Un intervento preziosissimo per togliersi dalal testa qualsiasi illusione si possa nutrire sul mondo dell’editoria e prendere coscienza della natura del fenomeno nella sua vera e ineluttabile luce. Uno sguardo realista, spesso ironico e sincero sui personaggi che popolano questo ambiente e sulle sue rigide regole di sopravvivenza. I gruppi di potere, i canali distributivi, le dinamiche di vendita, gli indici di valutazione, un intero “bestiario” editoriale racchiuso in tre ore di lezione. Molto istruttivo, mai accademico, Fanucci ha catalizzato la mia attenzione con camei e spunti personali, utili comunque a decifrare il complesso panorama librario italiano. Peccato solo che non continui il lavoro svolto dal padre in passato (Francesco);
  11. Si può non condividere la sua impostazione e la sua irritante predisposizione alla vendita (vedi i libri esposti come cocomeri maturi al mercato) ma non gli si può negatr di essere un personaggio che ha un interesse viscerale per quello che fa;
  12. Il vecchio orso. Non è cattivo ma morde. È un poco miope. Un licantropo mezzo uomo e mezzo imprenditore. Una persona dotata, lavoratore instancabile e determinato come pochi. Una memoria infallibile… Mi ha ricordato davvero molto Enzo Ferrari (la descrizione sopra potrebbe andar bene per il Drake come per Fanucci infatti), che certo era un uomo terribilmente austero, ma la determinazione al successo imprenditoriale e l’amore per la propria azienda è la stessa. La sua lezione è stata la più utile per comprendere davvero il mercato. Non che Luccone non ci abbia tenuto a spiegarci le regole del gioco, ma con le informazioni di Fanucci ho potuto interagire al meglio con alcune lezioni successive, come quello sull’ufficio stampa e sulla libreria. Naturalmente alcune delle sue sono considerazioni del tutto imprenditoriali, eppure dopo Fanucci ho delimitato le mie idee in modo che fossero più compatibili col commercio di libri. Ho anche sviluppato un certo “senso stampa” grazie a lui. Non ho potuto mettere in pratica tutto ciò che ho imparato nel progetto di collana, perché i problemi sono stati troppi, ma credo che la mia collana sia soprattutto una reazione all’incontro con Fanucci (Federico);
  13. Mi ricorda Vanna Marchi, e mi spaventa dire che lo trovo affascinante; ha una sua grinta coinvolgente e una sua logica deprimente (Viola).

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