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Alberto Casiraghy
Alberto Casiraghy


È il panettiere degli editori,
l’unico che stampi in giornata.
Vanni Scheiwiller



I miei libretti non sono solo parole e immagini messe su carta: sono oggetti vissuti perché ad ognuno di essi c’è un incontro particolare. Da me vengono persone strepitose, nascono amicizie… Ogni incontro è una storia, un ricordo. Potremmo parlare di antropologia dell’editoria.

Alberto Casiraghi, in arte Casiraghy (“per un piccolo vezzo”, ama dire lui), “è nato con piacere a Osnago” – così inizia la sua biografia pubblicata sulla quarta dei suoi libri – nel 1952. È poeta ma soprattutto pensatore, pittore, ex liutaio, violinista e fondatore della casa editrice Pulcinoelefante, unica nel realizzare libri stampati esclusivamente a caratteri mobili, piccole opere d’arte che in sole quattro pagine svelano la profondità di aforismi, poesie, corredate di incisioni o acquerelli. Dal 1982, la Pucinoelefante ha pubblicato più di 8.000 opere, stampate su una pregiatissima carta prodotta in Germania, la Hahnemuhle, con l’antica pressa in piombo che Casiraghy, negli anni Ottanta, ha acquistato in liquidazione dalla tipografia Same di Milano, dove lavorava come apprendista compositore stampando i più importanti quotidiani di quegli anni, da Il Giornale di Montanelli all’Avanti!.   
Da quel momento, l’abitazione di Casiraghy a Osnago, nel Lecchese, diventa la “stamperia” Pulcinoelefante, un’accogliente villetta a due piani in cui ogni stanza ha funzione editoriale, dalla cucina-rilegatoria alle camere-archivio, con i tavoli, le pareti, i mobili imbottiti di carta, luogo prediletto in cui scrittori, pittori, intellettuali, amici si incontrano, chiacchierano, creano e bevono come in un café francese dell’Ottocento.
Il nome che Casiraghy ha scelto per la sua casa editrice è metafora dell’associazione tra gli autori di oggi, spesso esordienti, e i grandi poeti del Novecento, da Campana a Gadda, da Pasolini a Penna, da Luzi a Pound, le cui opere sono accompagnate da illustrazioni di artisti del calibro di Munari, Baj, Tadini, Paladino, Mainolfi, Parmiggiani, Della Casa, Nespolo e molti altri.

“Ogni volta che vado da Alberto Casiraghy è come riprendere amabilmente una conversazione appena interrotta per un caso accidentale, una pausa del pentagramma. È musica infatti la sua voce che in un lieve intercalare brianzolo passa ora da serie considerazioni ecologico-politiche all’ultima visita o telefonata della sua amatissima Alda Merini, la Garibaldi del Pulcinoelefante, o ad un saluto alle sue “ragazze” ruspanti nell’orticello, a cui mai tirerà il collo, e alle caprette tibetane con i due conigli risanati. […] È un’opera che gioca sull’ironia, sul doppio senso, sulla metafora delle parole. C’è una bella libertà dell’accostamento che fa incontrare autori noti (Franco Loi, Bruno Munari, Enrico Baj, Ottiero Ottieri, Fernanda Pivano, Gillo Dorfles, Emilio Tadini e quanti altri ancora) con altri sconosciuti, che dà ospitalità anche ai dimenticati della società. Insomma ci sono gli elefanti e i pulcini che si danno la mano in pieno clima libertario e democratico ed è questa la forza di questi libri, questo pieno diritto di cittadinanza ugualitaria”.
Simonetta Melani

Del resto, Alberto Casiraghy ha spiegato come la scelta di pubblicare un’opera non dipenda da un suo giudizio personale, piuttosto dall’alchimia che si crea tra lui e lo scrittore, dall’inatteso incontro d’amore con il verso di una poesia, nel rispetto profondo per qualsiasi libera espressione. È ciò che è avvenuto agli inizi degli anni Novanta con Alda Merini, l’incontro più importante nella storia della Pulcinoelefante, se pensiamo che Casiraghy ha stampato più di mille suoi libriccini, illustrati da più di cento artisti diversi, tra cui lui stesso. Nel libro della Merini, intitolato Breve storia del Pulcinoelefante, pubblicato nel 1996, compare questa poesia:

Notte tempo
il vecchio portò suo figlio
sul monte dell’elefante,
ma lo salvò il pulcino
perché dovevano nascere
i librini di Alberto.

*

“I librini di Alberto” sono delle piccole opere d’arte, frutto del lavoro di un artigiano dell’editoria che ama il lato estetico del libro, oltre alle opere che vi sono contenute. Quando gli hanno chiesto perché stampare a caratteri mobili nel XXI secolo, lui ha risposto che “è una scelta di poesia”; quando gli hanno chiesto in che modo sostiene questa scelta, lui ha detto: “Stampando soprattutto poesia e ciò che alla poesia è più affine: gli aforismi. Pubblicando solo gli autori che mi interessano. Facendo tirature limitate. Gestendo la mia casa editrice senza computer. Sentendomi privilegiato per la vita che conduco”; quando gli hanno chiesto come si fa, lui ha spiegato che “la cosa che uno deve fare è cercare di fare sempre meglio ciò che sa fare; cioè se io facessi il panettiere, per fare migliorare il mondo, per far tornare i pesci nei fiumi cercherei di fare il pane sempre più buono”.
L’eleganza delle edizioni Pulcinoelefante è assoluta: due doppioni di carta da incisione color naturale cuciti a mano sul dorso, caratteri in piombo Bodoni corpo 8 neretto, stampati da una Superaudax anni Quaranta, in copertina sempre un’incisione, un collage, un aforisma, una dedica, una lettera inedita, sulla seconda o sul retro di copertina una foto o un oggetto-souvenir, e sul colophon l’indicazione della tiratura, che non supera mai le 35 copie. E se, come scrive Casiraghy in uno dei suoi aforismi, “il cancro dei poeti è un conto in banca ben fornito”, allora tanta bellezza ed eleganza devono essere alla portata di tutti, e il prezzo di ogni libro non dipende direttamente dal suo valore economico: i “pulcini” costano suppergiù 10 euro, a prescindere dal nome dello scrittore o dell’illustratore e dal fatto che siano opere originali, spesso uniche. I mini-gioielli di Casiraghy girano per le mostre di tutto il mondo, sono venduti ai collezionisti, ai mercatini delle rarità, agli amanti della bellezza, ma è possibile trovarli anche in alcune librerie nei dintorni di Lecco.
Alberto Casiraghy nel frattempo continua a lavorare con passione, ad amare ognuno dei suoi libri, a definirsi modestamente uno stampatore e a sognare di far tornare i pesci nel torrente di Osnago.

 

Materiali
Alberto Casiraghy da Benjamin

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