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Octave Uzanne

Octave Uzanne

Credo che se i libri hanno un loro destino, questo destino, ora più che mai è prossimo a compiersi, il libro stampato sta per scomparire. Dopo di noi, la fine dei libri!
Octave Uzanne, La fine dei libri, La vita felice, 2009

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Poligrafo, giornalista, collezionista, editore, scrittore, saggista, critico letterario e filosofo, Louis Octave Uzanne, nato nel 1852a Auxerre, Francia, è stato uno dei più attivi e attenti bibliofili del Novecento.
Terminati gli studi classici al Collège d’Auxerre, si è stabilito a Parigi dove ha frequentato le classi superiori del collége Rollin ma, a causa della guerra franco-prussiana del 1870-1871, è stato successivamente assegnato a una scuola di Richmond, Inghilterra. Ha proseguito gli studi giuridici fino al 1872, quando ha ricevuto un’eredità. Successivamente ha frequentato la Bibliothèque de l’Arsenal, dove si è legato al bibliotecario Charles Nodier, al giornalista Charles Monselet, allo scrittore Loredan Larchery e allo scrittore e bibliofilo Paul Lacroix. Si è unito inoltre alla Société des Amis des Livres, la prima associazione bibliofila francese.
A inizio carriera, l’interesse di Uzanne è rivolto verso gli autori meno noti del Diciottesimo secolo, pubblicando quattro volumi presso l’editore Jouast e più di venti presso Alber Quantin.
Dal punto di vista tecnico, editoriale e tipografico, Uzanne ha mostrato fin da subito una certa propensione per la sperimentazione: la sua Le bric-à-brac de l’amour, edita nel 1879, è stata una delle prime opere a impiegare il gillotage, una zincografia tecnica, e la riproduzione fotomeccanica.
Dopo aver lasciato la Société des Amis des Livres, ritenuta troppo conservatrice, Uzanne dà vita a due nuove società editoriali: la Societé des Bibliophiles Contemporaines (1889-1894) e la Societé des Bibliophiles Indépendants (1896-1901). La prima annoverava tra i suoi centosessanta membri gli scrittori Jules Claretie e Jean Richepin, gli artisti Albert Robinda e Paul Avril, e il giornalista e critico Francisque Sarcey.
Uzanne ha collaborato con le riviste letterarie Le Conseiller du bibliophile (1876-1877) e Les Miscellanées Bibliographiques (1878-1880); poi ne ha fondate e dirette altre tre: Le Livre: Bibliographie Moderne (1880-1889), Le Livre Moderne: Revue du Monde Littéraire et des Bibliophiles Contemporaines (1890-1891) e L’Art et l’Idée: Revue Contemporaine du Dilettantisme Littéraire et de la Curiosité (1892-1893). 

Il 26 novembre 1893 il New York Times gli ha dedicato un articolo in cui lo ha indicato come “the best authority that book lovers know on subjects specially interesting to book”.

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The book is a highly-artistic achievement in a typographical sense. […] This artistic element and the style of the author […] elevate the work from its sphere of usefulness into the sphere of pure literature. It will be serviceable a century from now to students of our civilization.
Recensione di La Femme à Paris, apparsa sul New York Times il 28 gennaio 1894

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Nel 1895 esce a Parigi un libro intitolato Contes pour les bibliophiles. Contiene brevi racconti ampollosi di Uzanne illustrati con l’immaginazione sopra le righe di Robida e dal sommario apprendiamo che le storie […] portano però alcuni titoli meravigliosi (Un almanacco delle muse del 1789, Il taccuino di Napoleone Bonaparte, I romantici sconosciuti, Un romanzo di cavalleria franco-giapponese) e almeno uno apocalittico, La fine dei libri, che è anche il più interessante. In questo testo, che procede a tratti un po’ come un dialogo platonico, una struttura in cui si dimostra più a suo agio che altrove, Uzanne immagina di trovarsi a Londra per un incontro di studenti presso la Royal Institution of Britain dove il fisico William Thompson […] ha appena finito di esporre la propria teoria sul progressivo raffreddamento del sole e la conseguente fine del cosmo. Rimasto a confabulare con alcuni presenti al termine della relazione e dopo aver compiuto un rapidissimo excursus che anticipa alcuni soggetti dell’Opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica e dell’arte concettuale, il narratore domanda ai propri interlocutori e a sé stesso che ne sarà dei libri in un universo così transitorio che neppure il sole può dirsi eterno.
La risposta di Uzanne, il quale di colpo si rivela un tecno-positivista eccitabile più che un bibliofilo feticista, è che il libro è senza dubbio destinato a sparire/mutare forma entro brevissimo ed è peraltro un bene: leggere libri cartacei è un’attività che rende sedentari e indebolisce gli occhi mentre esiste una tecnologia fresca d’invenzione in grado di rendere la lettura un’esperienza salutare e attiva, svolgibile anche in movimento, ed esiste un senso, l’udito, molto meno soggetto all’usura della vista. La rivoluzionaria tecnologia, nel 1895 fresca di brevetto da appena sette anni, a cui si riferisce è ovviamente… il fonografo a cilindro. Grazie a questo nuovo prodigio, a dire di Uzanne, i libri di carta sono ormai pronti per trasformarsi in audio-libri letti dai loro autori o registrati da professionisti della dizione, nel caso lo scrittore abbia qualche difetto di pronuncia. […] poco dopo aver cominciato a illustrare un mondo fatto di milioni di fili che collegano milioni di fonografi domestici, il narratore subisce un’obiezione dal pubblico: “I fonografi sono oggetti ingombranti e prima avete detto che potremo ascoltare libri anche in movimento, come pensate sia possibile?”. Parafrasata, introducendo un termine che non poteva conoscere, la risposta di Uzanne a questa obiezione, in estrema sintesi suona così: “Abbiate un po’ di pazienza e inventeremo il walkman”.
Uzanne prosegue a elencare le trasformazioni dell’industria editoriale contingenti alla sua idea, anticipando alcune suggestioni “McLuhanesche” sulla distinzione tra media caldi e freddi: dalla nascita dello star system (“le dame non diranno più mi piace il suo modo di scrivere ma quel ‘lettore’ ha una voce così emozionante e che fascino. I suoi bassi sono adorabili, le sue grida d’amore spezzano il cuore”), a quella dell’informazione in presa diretta (“ci saranno in tutte le redazioni delle stanze enormi dove i redattori registreranno a voce alta le notizie ricevute e i dispacci arrivati telefonicamente si troveranno immediatamente iscritti e diffusi tramite un ingegnoso apparecchio piazzato nel ricevitore”), fino alla diffusione del self publishing (“l’autore reciterà se vorrà la sua opera e la metterà in vendita lui stesso tramite cilindri registrati, che saranno confezionati e venduti direttamente ai consumatori”).
Cesare Alemanni, rivistastudio.com, 9 novembre 2012

 

Non comme pour étinceler
aux immortels dos de basane
tard avec mon laisser-aller
je vous salue, Octave Uzanne.
Stéphane Mallarmé, Vers de circonstance, 1920


Illustrazione di Paul Avril in Le miroir du monde, Octave Uzanne, Paris, 1888

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Dans le domaine de la fiction, les romans nous arrivent de toutes parts; ils s’étalent et s’étouffent en une telle confusion à la lumière de la publicité, que les bons pâtissent pour les mauvais et que le lecteur écœuré, désorienté, fatigué par la concurrence qui se dispute son attention, pourrait bien un jour entrer en grève.
Octave Uzanne, Les Zigzags d’un curieux, Paris, Maison Quantin, 1888

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A cette époque archi-philosophique, disait un misanthrope du dernier siècle, un auteur ne rougit pas de se brûler, dans sa préface, tout l’encens dont le public seul est comptable. Certains écrivains, nous devons l’avouer, se sont un peu trop montrés les ridicules thuriféraires de leurs œuvres personnelles; mais il faut ajouter, pour être juste, que, lorsqu’on plaide pro domo suâ, il est difficile, par modestie, de ne pas faire parade d’une certaine dose de vanité.
Une préface est à un ouvrage, non-seulement ce que l’affiche est à une comédie, c’est aussi le plastron, le rempart, le Palladium du livre; c’est par elle, le plus souvent, que sont parés les terribles coups de boutoir de la Critique, c’est derrière elle que l’Auteur se réfugie, après y avoir déposé comme sauvegarde, ses propres aveux, ses craintes, ses pudeurs, ses délicatesses; après s’y être laissé voir sous le jour le plus propice, dans un laisser-aller bon enfant ou dans la joie orgueilleuse de l’œuvre accomplie. Lorsqu’un lecteur tient son ouvrage, et qu’armé de toute sa sévérité, il se prépare à entamer le premier chapitre, le pauvre Auteur, tremblant, presque défaillant dans la pensée d’être ainsi pris au dépourvu, n’a-t-il pas le droit de lui crier: “Un instant… de grâce, écoutez-moi! Deux mots, rien que deux simples mots, je vous en prie! et je me livre à vous!”. – La préface, c’est le salut au lecteur, et trop souvent, hélas! ce terrible salut des Gladiateurs à Cæsar, le: Morituri te salutant.

Il existe, en Littérature comme en Art, deux façons de procréer bien distinctes: l’une, lente et réfléchie, réclame le travail et impose quelquefois la paresse, cette bonne couveuse, comme la nommait Montaigne; l’autre, fantaisiste, toute de prime-saut, jaillit subitement de l’inspiration ou de l’éréthisme des sensations éprouvées. – La première méthode donne pour résultat des œuvres mûries, soignées, polies, coordonnées et bien léchées: celles-ci sont filles légitimes de l’étude et de l’application; la seconde manière produit des opuscules, souvent vifs et colorés, quelquefois ingénieux, hardis, ayant le débraillé, la belle humeur des enfants de Bohême: ceux-là sont bâtards du caprice, du paradoxe ou de la frivolité.
Octave Uzanne, Préface au lecteur, in Octave Uzanne, Caprices d’un bibliophile, Paris, 1878

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Uzanne s’intéresse à tout, mais à bien le pénétrer, on s’aperçoit que c’est à l’art que tendent ses préoccupations les plus diverses. Il l’a cherché jusque dans l’agencement matériel des livres, jusque dans la toilette féminine. Le livre et la femme, telles furent les premières amours d’Uzanne, et je ne crois pas qu’il les ait reniées, car sa bibliothèque est toujours riche en livres précieux et rares, et le premier ouvrage qu’il ait voulu retoucher et rééditer pour le grand public, c’est précisément une mongraphie de la Parisienne. […] On pense à Sébastien Mercier et à Restif de la Bretonne, et on n’a pas tort. C’est entre ces deux grands observateurs des mœurs françaises et du cœur humain que se place naturellement Octave Uzanne.
Remy de Gourmont, Promenades littéraires. Quatrième série. Souvenirs du symbolisme et autres études, Mercure de France, Paris, 1927, p. 130, 135


Vignetta tratta dal volume Octave Uzanne, La Française du Siècle, modes, moeurs, usages, Paris, A. Quantin, 1886, raffigurante Uzanne, alla sua scrivania, circondato da muse.

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Les femmes bibliophiles! Je ne sache point deux mots qui hurlent plus de se trouver ensemble dans notre milieu social; je ne conçois pas d’accolade plus hypocrite, d’union qui flaire davantage le divorce!
La femme et la bibliophilie vivent aux antipodes, et, sauf des exceptions aussi rares qu’hétéroclites, – car les filles d’Eve nous déroutent en tout, – je pense qu’il n’existe aucune sympathie profonde et intime entre la femme et le livre; aucune passion d’épiderme ou d’esprit; bien plus, je serais tenté de croire qu’il n’y a en évidence inimitié d’instinct, et que la femme la plus affinée sentira toujours dans “l’affreux bouquin” un rival puissant, inexorable, si éminemment absorbant et fascinateur qu’elle le verra sans cesse se dresser comme une impénétrable muraille entre elle-même et l’homme à conquérir.
Octave Uzanne.
(le-bibliomane.blogspot.it/2011/12/octave-uzanne-et-les-femmes-part-one.html)

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Libertin n’est pas qui veut; on devient dépravé mais on naît libertin. Le libertinage d’amour c’est le dilettantisme d’un tempérament genial. […] La volupté libertine n’est pas un abus, c’est un goût réfléchi du plaisir, c’est l’opposé de la débauche grossière, comme la gourmandise délicate est le contraire de la voracité et de la goinfrerie; c’est un piment d’amour lentement broyé et élaboré, c’est la quintessence des délices humaines, c’est, pour tout dire, la dégustation pieuse des polissonneries vénériennes. […] le libertinage est une distinction que ne peut s’accorder le premier venu, distinction qu’il est impossible d’acquérir et que les yeux des femmes seuls ont le droit d’apprécier.
Le corps humain est un cloaque ambulant qu’on sonde en vain à fond sans y découvrir la vertu, car pour devenir vertueux il faut pratiquer le vice, l’épurer, le raffiner, le faire progresser. […] Le libertinage tend à la perfectibilité du plaisir, il ne songe qu’à élargir les bornes étroites de nos sensations.
Octave Uzanne, «Le Libertinage», Le Bric-à-brac de l’Amour, Éd. Édouard Rouveyre, Paris, 1879, pp 123-134.

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La vie passionnée, enclose dans des compositions d’art, c’est précisément ce qui ne meurt pas.
Octave Uzanne, Prefazione a Albert Robida, illustrateur de Rabelais, 1930

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L’amour est un art en dehors du vulgaire, chacun croit le comprendre, très peu le pratiquent.
Octave Uzanne, in Le Calendrier de Vénus, 1880

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Mon cœur ressemble en plus d’un point à ces vastes appartements de province où le salon majestueux, noble et de haut goût, reste enveloppé sous les housses et n’est presque jamais habité.
Bric-à-Brac du sentiment in L’Ecole des Faunes, Contes de la vingtième année, Paris, Librairie H. Floury, 1896, p. 53

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Les femmes s’attachent plus étroitement par les douleurs que par les plaisirs. Ce sont les douleurs qui marquent les étapes de la passion. Il y a du fanatisme, même de l’illuminisme dans l’amour profond qui grandit, s’épure et se fortifie dans les tourments. La femme amoureuse, avec son âme de fakir, veut souffrir de ce qu’elle aime et pour ce qu’elle aime. Les hommes à tempérament d’inquisiteur, les Torquemada frottés de sadisme, sont le plus souvent les demi-dieux qu’elles idolâtrent.
Octave Uzanne, in Mulieriana, Son Altesse la Femme, 1885

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Tel Tibère dans sa piscine,
Quand je chevauche une Gothon
(Dans mon ivresse libertine
Qui cherche à corser le bouillon)
Je voudrais que ma rouge pine
Trouvât au fond du large con
Une bouche d’enfant poupine
Pour la têter comme un suçon!
Octave Uzanne, Nouveau Parnasse Satyrique du xixe siècle, 1881

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Uzanne, cet homme qui a une goutte de sperme extravasée dans l’œil.
Goncurt, Journal, 20 settembre 1887

 

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La vie, dit-on, est un canevas qui ne vaut pas grand chose, la broderie quon y ajoute seule peut avoir quelque prix.
Octave Uzanne, Le calendrier de Vénus, Paris, 1880


ex libris di Octave Uzanne disegnato e inciso da Aglaus Bouvenne nel 1882





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