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Gordon Lish
Caro signor Capote

Caro signor Capote

So bene quanto dura un minuto.


New York, anni Ottanta. Immaginate un sedicente serial killer che scrive una lunga e delirante lettera a Truman Capote, il più acclamato scrittore di quegli anni. Gli offre in esclusiva la sua storia per una biografia autorizzata. Un best seller senza precedenti. Lui, “il suo affezionatissimo” è quello “che ammazza le persone”. Solo donne. Ventitré per l’esattezza. Con una pugnalata nell’occhio sinistro. Sempre con lo stesso coltello. Paki. Una proposta indecente per un fine nobile: assicurare un futuro migliore al suo bambino.
Realtà e finzione, contraddizioni, un linguaggio antiletterario sporco, denso di frasi fatte e ripetizioni, dimenticanze e nonsense, così Lish costruisce la psicosi in astratto di un detestabile e ordinario individuo barricato dietro un patetico manierismo. Diventando egli stesso vittima del suo vittimismo.
È davvero successo qualcosa o è solo la folle e iperattiva fantasia di un ossesso?
Il manifesto del minimalismo letterario.

Da bambino fingevo sempre.

Biografia del libro
Caro signor Capote ha avuto una lunga gestazione dentro di me. Avevo una voce in testa ma non sapevo come tradurla sulla pagina. Ho fatto tantissime prove, più di cento, per trovarla”. E questa voce è quella di un uomo comune, un impiegato di banca ossessionato e compulsivo, con un modo di parlare autoreferenziato circoscritto al piccolo mondo del suo immaginario e ritagliato su un canovaccio di esperienze in fondo limitatissime. Una voce, disse una volta Lish, “insufficientemente umana e compassionevole”, la voce di un uomo che non è in grado di “raggiungere alcun grado di realtà”, una lunga e ricorsiva serie di pensieri gettati sulla carta come sangue che zampilla da una ferita.
“Volevo che la voce del protagonista suonasse come qualcosa di mai sentito prima, volevo che il libro fosse erotico, volevo che fosse scioccante, e quando lettori e critici mi hanno confermato che è così mi sono sentito sollevato”. L’unica fonte di ispirazione sono Le memorie dal sottosuolo.
Davie, l’innominato autore della lettera ma anche il suo fratello immaginario, è “un uomo circondato da cliché, è il risultato della lingua che ha ascoltato: parla per frasi fatte” e usa tutto il repertorio di “espressioni idiomatiche che ha sentito alla radio quando era piccolo e che su di lui hanno avuto un effetto incantatorio”.
“La mia intenzione era che il lettore capisse che Davie non ha ucciso nessuno. Davie non è in grado di uccidere”. “Davie passa la maggior parte del suo tempo a inventare connessioni: ogni cosa gli sembra significativa” e sull’assurdità di queste connessioni costruisce la sua realtà.
All’inizio degli anni Ottanta, dopo aver aiutato tanti scrittori a esprimersi al meglio, Lish decise di passare dall’altra parte. “È un errore affermare che un editor non possa scrivere. Il mio entusiasmo per la scrittura non influisce in alcun modo sul mio rapporto con gli scrittori che seguo. Non sono in competizione con loro”. “Non penso che un editor possa editare sé stesso. Io per Caro signor Capote ho avuto la fortuna di avere un editor di grande livello, Billy Abrams. Senza di lui sarei stato cieco di fronte a certe insufficienze del libro”.

Leggi un estratto.

Selezione stampa
- “[…] un romanzo breve davvero imperdibile.”
Liborio Conca, Il mucchio selvaggio, maggio 2009

- “[…] un pessimo libro oppresso da una debolezza d’invenzione che il ricorso a decine di trucchetti riesce solo a sottolineare.”
Luca Doninelli, Il Giornale, 15 aprile 2009

- “Un fantagiallo. Ma è sempre «il lavoro dello scrittore» il tema sullo sfondo […].”
Benedetta Centovalli, Tuttolibri, 4 aprile 2009


- “[...] ci trascina con un linguaggio ipnotico, pieno di ripetizioni, tic e luoghi comuni.”
Giulia Franchi, Il Venerdì di Repubblica, 27 dicembre 2008

- “Con tanti sinceri ringraziamenti a Nutrimenti che ha ripescato un romanzo breve davvero imperdibile.”
Liborio Conca, Il Mucchio Selvaggio, dicembre 2008

- “Lo stile di Caro signor Capote, poi, è un miscuglio pirotecnico di naturalezza (il procedimento a strappi, l’indecisione della voce narrante) e artificiosità (il dispiegamento di tutta la retorica epistolare).”
Stefano Gallerani, Alias, 22 novembre 2008

- “Caro signor Capote è, invece, un bellissimo romanzo ‘citazionista’ che gioca in maniera raffinata con la letteratura e il mondo editoriale.”
Luigi Mascheroni, Il Giornale, 8 novembre 2008

- “[...] insulso libretto.”
Antonio D’Orrico, Corriere Magazine, 6 novembre 2008

- “Gordon Lish, già direttore di Esquire e talent scout scopritore di Raymond Carver e Richard Ford, dimostrò nell’83 al mondo letterario americano di essere anche uno scrittore originale.”
Lara Crinò, D della Repubblica, primo novembre 2008

- “[...] particolari che anticipano American Psycho.
Antonio Monda, la Repubblica, 25 ottobre 2008


Uscite e contributi lateriali
- Carver segreto, Alessandro Baricco, la Repubblica, 17 marzo 2009
- Lo scrittore amputato, Andrea Plebe, Secolo XIX, 8 marzo 2009 (dal sito di minimum fax)

 

Altri materiali
L’editing di Caro signor Capote
La rassegna stampa di Gog
Il progetto grafico di Gog
Il concorso per illustrare le copertine di Gog. Bando. Vincitori
Invio di manoscritti

 

 

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